18.2.06

MAX MI HA SPEDITO GLI ARTICOLO DEL 14 FEBBRAIO CHE HA SCATENATO LA PICCOLA QUERELLE "TORINO". PER CHI NON L'AVESSE LETTO... Martedì, 14 Febbraio 2006 Musica dal vivo vietata anche in campo San Luca Al Bar Torino è stata sospesa la licenza ad ospitare concerti dopo che i vigili hanno trovato un impianto non autorizzato Un amplificatore di troppo. E anche il bar Torino di campo San Luca è finito nel mirino dei vigili urbani: la licenza in virtù della quale organizzava i concerti del mercoledì, gli è stata sospesa per un mese. Potrà ospitare solo le serate già programmate per il periodo di Carnevale. Poi, se vorrà riprendere l'attività musicale, dovrà attendere la restituzione dell'autorizzazione da parte di Ca' Farsetti. L'ennesima doccia fredda per il mondo della musica live a Venezia dove ormai, a cause delle proteste dei vicini e delle multe dei vigili, i locali disposti a ospitare gruppi musicali si contano sulle dita di una mano. Stavolta, però, tira aria di rivolta. Il musicista "beccato" con l'amplificatore di troppo, Giovanni Natoli, un batterista jazz da anni in attività a Venezia, ha raccontato la sua disavventura via mail ai colleghi, chiedendo a tutti di mobilitarsi contro quello che chiama un «abuso» del Comune «contro chi propone forme d'arte a Venezia, soprattutto musicali». E molti amanti della musica gli hanno risposto entusiasti. L'idea ora è quella di organizzare, appena finito Carnevale, una manifestazione a Rialto, probabilmente un concerto sit-in, dove lanciare la proposta di una contro-delibera sulla quiete pubblica che ridia un po' di fiato ai locali che vogliono far musica. Oggi, infatti, basta un amplificatore per finire tra i trasgressori. Quello che è successo, appunto, al bar Torino. Il fatto risale al 27 dicembre dell'anno scorso. «Erano le 22 e 35 - racconta, un po' controvoglia, Andrea Brunello, detto Jebho, l'inventore di TorinoNotte - i vigili sono passati di qui, hanno preso nota di quel che hanno visto...». E il 3 febbraio è arrivata la notifica del ritiro dell'autorizzazione a ospitare musica live (causa quell'amplificatore vietato) per un mese, fino 3 marzo, con l'eccezione, però, dei concerti di Carnevale. Una stranezza? «Forse fa comodo anche al Comune, per quest'occasione, avere un programma pronto, senza pagare un soldo» annota, amaro, Brunello che però non vuole fare polemica. «Quel che è strano - conclude - è che a differenza di altri locali, io non ho più nemmeno i vicini che chiamano le forze dell'ordine perché sono disturbati dalla musica. Ormai, qui attorno, ci sono solo uffici e bed and breakfast. Certo, capisco anche i vigili urbani che devono fare il loro mestiere e passando di qui, visto che siamo a due passi da Ca' Farsetti, ci hanno fatto il verbale. Il problema è quella delibera che, di fatto, impedisce di ospitare musica live». La delibera in questione è del '99, poi rivista e corretta. In sostanza, dopo le 21, vieta ai locali di ospitare concertini con strumenti amplificati. Per chi trasgredisce, la sanzione è la segnalazione allo sportello unico del commercio che sospende l'autorizzazione per un mese e, in caso di recidive, può addirittura revocarla. Un problema, quello della convivenza tra musica e vicinato, di difficile soluzione. Musicisti e locali si lamentano, è vero, ma ci sono ancora abitanti insonni sul piede di guerra. Come quelli di San Pantalon. E sarebbe stato anche sull'onda di queste proteste che, per non applicare due pesi e due misure, è stato multato il bar Torino. Roberto Brunetti LA STORIA In centro storico sono rimasti solo tre superstiti tra mille difficoltà In quattro anni ben tredici locali hanno chiuso le loro porte al live Via dal centro storico la musica dal vivo. Questo sembra, ormai, l'inesorabile destino di una città che, nonostante possa contare su 50mila giovani tra veneziani e studenti universitari di varia provenienza, non riesce proprio a far coesistere le esigenze di quiete di una parte della cittadinanza con quelle di divertimento dell'altra. Negli ultimi quattro anni sono ben tredici i locali che, nolenti o volenti, hanno deciso di interrompere in maniera definitiva la programmazione musicale, scivolando nel silenzio. Oggi a Venezia soltanto tre locali propongono concerti, sia pur con le dovute limitazioni: orario di chiusura dei "live" entro le 23 e suoni tassativamente in acustico. Decisi a non mollare sono lo storico "Paradiso Perduto", da dove mossero i primi passi i Pitura Freska nonchè la maggior parte dei gruppi musicali di Venezia, il pub "Al Parlamento" che forse riesce a far musica perchè, trovandosi al ponte dei Tre Archi, è sin troppo defilato anche per vigili e polizia di passaggio, e poi il "Vinus", il cui gestore ha scelto come orario dei concerti quello dello spritz, dalle 19.30 alle 21, ovviando così ai problemi con il vicinato. A questo "zoccolo duro" della musica locale si aggiungono due realtà tra loro molto diverse: i due centri sociali di Venezia, il "Laboratorio Morion" e la "Zona Bandita", che propongono settimanalmente concerti e sound system ed il "Centrale Restaurant Lounge", locale molto chic, sorto un paio di anni fa al posto del cinema Centrale, che il giovedì sera offre buffet gratuiti con musica di accompagnamento, limitando però ad una volta al mese le esibizioni dal vivo. Il resto è per così dire "tabula rasa". In ordine sparso hanno abbandonato la musica live la pizzeria "Novecento", famosa soprattutto per il jazz, il bar "Zenevia", oggi gestito da cinesi, la trattoria "Ruga Rialto", il pub "Cafè Blue" che lo scorso ottobre ha ricevuto una multa di 1.032 euro per la presenza di clienti fuori dal locale con bicchieri di plastica e da allora si limita a proporre solo "feste della birra con animazione silenziosa", come ama definirle il gestore, Flavio Ferrarese. Nella lista nera anche la taverna "Da Baffo" (che detiene il record di 15 multe per occupazione del suolo pubblico in due anni e mezzo), la storica cicchetteria "Da Codroma", tra le prime a proporre musica live negli anni '80, la pizzeria "All'Arca", il pub irlandese "Inishark", la "Cantina Vecia Carbonera", sede, un tempo, dei concerti degli alunni della scuola di musica Il Suono Improvviso, e ancora "Il BeerBante" al Lido, il pub "Tortuga" il cui titolare, Giovanni Pizzo, in seguito a svariate multe e ad una sospensiva di un mese dei concerti ha "gettato la spugna" cedendo l'azienda, oggi pizzeria. Nella lista anche la discoteca "Casanova Music Cafè", addirittura chiusa dallo scorso autunno ed ora il bar "TorinoNotte" che, pur con una deroga per Carnevale, dovrà poi interrompere l'attività musicale. I motivi che hanno spinto i titolari a rinunciare ai "live"? Multe, sospensive dei concerti, troppe spese rispetto ai guadagni, problemi burocratici, vicini intolleranti. Quanto basta per far calare il silenzio ovunque e, a quanto pare, per sempre. Claudia Meschini «Dovrei suonare solo con le spazzole» «Purtroppo certe categorie riescono a trarre il massimo dei profitti col minimo sforzo - scrive Giovanni Natoli, nella sua mail - Quindi perchè sbattersi per portare Venezia ad un livello culturale e artistico costante quando bastano le bancarelle di cianfrusaglie, il baraccone della Biennale, i concerti dei parrucconi?». E ancora: «Grazie ad una demenziale grida comunale per la quale ad esempio io dovrei suonare solo con le spazzole (che peraltro adoro...) o non si dovrebbe usare alcun tipo di amplificazione e amenità varie, hanno ritirato i permessi a Jebho, il gestore e amico. Il Torino si è macchiato della colpa di amplificare la musica dal vivo». Mercoledì, 15 Febbraio 2006 «Trovare subito nuovi luoghi per la musica» Dopo le ripetute limitazioni ai locali pubblici, i responsabili delle associazioni lanciano alcune proposte «Trovare una sede per la musica e l'aggregazione giovanile perchè anche Venezia sia un luogo vivo e vitale, e non soltanto una splendida città museo». Questa, in sintesi, l'opinione di quanti, non senza difficoltà, operano in centro storico nel campo musicale e aggregativo. Alberto Seggi è un giovane musicista nonchè il gestore della sala prove e studio di registrazione "Il Sestiere della Musica" alla Misericordia, uno spazio dove provano e registrano demo tape ben 150 musicisti locali, per un complessivo di circa 400 giovani. Pochi giorni fa è stata ritirata la licenza per i concerti al bar Torino. Da sempre Alberto si batte affinchè anche a Venezia, come d'altronde accade in qualsiasi città del mondo, sia possibile far musica. «Per sensibilizzare l'opinione pubblica e l'Amministrazione Comunale su questo problema - spiega Alberto - abbiamo organizzato, soprattutto la scorsa estate, svariate manifestazioni musicali in giro per la città. Personalmente ho discusso di questa problematica con il vice sindaco Michele Vianello e l'assessore alle Politiche Giovanili Franca Bimbi ed entrambi sembravano concordare sulla necessità di reperire un posto dove fosse possibile far musica e divertirsi. A Venezia luoghi consoni se ne possono trovare: a San Basilio, ad esempio, alla Marittima, al Tronchetto, ma anche al teatro dell'Arsenale, nettamente sottoutilizzato». Della stessa opinione anche Giannantonio De Vincenzo, apprezzato musicista, ideatore della manifestazione "Venezia Suona", nonchè direttore della scuola di musica "Il Suono Improvviso". «Venezia sta morendo sotto ai nostri occhi, è ridotta ad un museo a cielo aperto che chiude i battenti alle nove di sera. Dopo cena tutti a nanna, turisti inclusi - rileva Giannantonio con amarezza - Quello della musica è in realtà un falso problema. Esiste una legge che consentirebbe di suonare fino alle 23. Dopo quest'ora, però, Venezia non offre un luogo di aggregazione giovanile e così, una volta terminati i concerti la gente, non sapendo dove andare e cosa fare, si raggruppa fuori dai locali a bere e chiacchierare, provocando inevitabilmente rumore visto che la struttura stessa di Venezia, con le sue callette, funge da cassa di risonanza. L'ideale sarebbe, quindi, individuare spazi di aggregazione e divertimento fuori dal centro storico - aggiunge Giannantonio - ad esempio nell'area della tenso struttura del teatro "La Fenice" dove, anche a spese dei gestori dei locali, si potrebbe creare una grande zona bar con locali aperti fino a tardi in cui far musica e feste, senza per questo creare disturbo alla cittadinanza». Sulla questione interviene anche Laura Scarpa, ideatrice con Lorenzo Cinotti dell'agenzia di comunicazione e progetti culturali FNV, nonchè curatrice della guida bimestrale "Venezia da vivere", il cui titolo pare oggi addirittura un eufemismo. «In mancanza di una programmazione organizzata, molti giovani tenderanno sempre più ad arrangiarsi con il "fai da te", per esempio con concerti notturni di bongo, molto più rumorosi di un semplice "live" blues. Qualora la situazione fosse invece affrontata e governata, si otterrebbe una fruttuosa partnership tra pubblico e privato, con la creazione di un circuito di eventi, anche gratuiti (concerti, mostre, incontri letterari), sicuramente utili alla città e alla sua vivibilità». Claudia Meschini LA POLEMICA SULLA DELIBERA DELL’EX GIUNTA «Impossibile suonare solo acustico» «La delibera comunale emanata dalla giunta Costa è una vergogna e dimostra l'assoluta ignoranza in fatto di musica da parte di chi l'ha stilata». Non adotta mezzi termini il giovane Alberto Seggi, gestore della sala prove "Il Sestiere della Musica". «Si pretende che a Venezia i musicisti suonino in acustico ma questo è praticamente impossibile. Come fa un cantante a cantare senza microfono, un batterista ad limitarsi alle sole "spazzole", oppure un bassista a suonare il basso non amplificato ? Secondo l'ordinanza sarebbe lecito soltanto il controbbasso acustico, ma non tutti sanno suonare questo strumento e poi ciò significherebbe circoscrivere la musica al solo jazz». Per protestare contro la delibera, Alberto Seggi sta organizzando due eventi: una manifestazione pubblica in programma a marzo in luogo e data ancora da definirsi e una sorta di Carnevale alternativo con il gruppo samba, Banda da Rio: "A partire da domenica 19 suoneremo tutti i giorni lungo le vie dalla città con partenza, alle 17, da Piazza San Marco".Trova assurda la delibera comunale che impone l'acustico anche il direttore della scuola "Il Suono Improvviso", Giannantonio De Vincenzo.«E' una questione di buon senso - rileva - è illogico vietare "in toto" l'amplificazione quando basterebbe che un tecnico specializzato stabilisse un limite di potenza per consentire a gruppi musicali non particolarmente rumorosi (blues, jazz, country e quant'altro) di suonare».«La questione dei concerti - aggiunge Laura Scarpa, direttrice dell'agenzia FNV - era stata affrontata, con l'allora assessore alla Cultura Mara Rumiz, già nel 1998. Eravamo riusciti a creare un tavolo di discussione tra tutti i soggetti interessati: Amministrazione Comunale, Quartieri, vigili urbani, Ulss, residenti e locali pubblici, giungendo alla conclusione che i concertini fossero funzionali alla vitalizzazione di Venezia. Con l'Ulss si era quindi stilato un regolamento per definire alcuni criteri base: jazz, musica italiana, etnica, blues ma anche il reggae potevano essere suonati anche a volumi bassi. I gestori dei locali, da parte loro, si impegnarono a programmare un calendario di qualità, con scelte musicali attinenti al regolamento e nel rispetto di volumi ed orari». Qualcosa però è andato poi storto. «Da una parte alcuni locali, in realtà pochissimi, non hanno rispettato gli impegni presi, dall'altra la nuova giunta Comunale ha modificato le decisioni adottate dalla precedente, irrigidendo il regolamento in modo da rendere praticamente impossibile suonare senza infrangere le regole. Il resto è storia di oggi». Claudia Meschini

1 commento:

Anonimo ha detto...

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