20.2.06

FOLIN DICE

eCCO L'INTERVISTA RILASCIATA DAL RETTORE FOLIN AL GAZZETTINO DI IERI: Difende i locali notturni, i pochi rimasti. Ma se la prende soprattutto con Ca' Farsetti che per i giovani non fa nulla, mettendo a rischio il futuro stesso di Venezia. Marino Folin esce allo scoperto e va giù pesante: «Il problema è gravissimo. E non si può risolvere con ordinanze di polizia. Serve una progettazione degli usi della città, ma questa amministrazione, come la precedente, non fa nulla». Il rettore dello Iuav, il mondo della notte, o quel che ne è rimasto, lo conosce bene e non solo indirettamente per essere a capo di un ateneo popolato da tanti studenti tiratardi. Pure Folin è un frequentatore di locali e vive quindi, in prima persona, le crescenti difficoltà di chi organizza (o organizzava) intrattemimento notturno in città. L'ultima notizia è che anche al bar Torino è stata sospesa l'autorizzazione ad organizzare concerti perché durante una serata jazz i vigili hanno trovato un amplificatore. E a causa della stessa ordinanza, che vieta l'uso di strumenti amplificati dopo le 21, negli ultimi quattro anni sono stati ben 13 i locali che hanno chiuso le porte al live. «É in corso un processo di trasformazione di Venezia - commenta il rettore -: si sta riducendo a una città turistica e basta e a un quartiere residenziale solingo. Le due facce dello stesso processo. E quel che è peggio è che va di pari passo con fenomeni incontrollabili di lievitazione dei prezzi.». In questo quadro «la presenza dei giovani è necessaria a Venezia - continua il rettore - ed è necessaria una politica per i giovani che comporti che possano stare nei campi e nei locali la sera. Questo è lo stile di vita dei giovani e non c'è città al mondo dove non avvenga. Penso a Parigi, Barcellona, Amsterdam... Ma anche a Palermo dove avevano previsto contributi per quei locali che ospitavano gruppi. Qui, invece, non si fa un boia: è indecente!». Folin insiste molto sull'importanza dei giovani per Venezia. «La cosa più drammatica che potrebbe capitare a questa città sarebbe perdere la sua popolazione giovanile - avverte -. E gli universitari fanno come da volano a tutti gli altri. Quando frequento i locali la sera vedo un bel mix di questo e quello. É una popolazione significativa che rappresenta la possibilità di ricambio futuro della popolazione». Ma per cui l'amministrazione non fa nulla - accusa il rettore . mentre cresce l'intolleranza dei residenti. «Da poco più di un mese abbiamo concesso uno spazio ai Tolentini a un gruppo di studenti autogestiti - racconta -. Il giovedì c'è la serata spritz e i vicini ci stanno già tempestando di proteste. L'impressione è che Venezia stia diventando un luogo dove si tollera la pura e semplice residenzialità. Molti locali, però, è proprio dall'apertura serale che traggono motivo di reddito. Quindi si sta minando alla base le condizioni stesse di sussistenza di Venezia con un'ulteriore dequalificazione della città. Vanno trovate delle soluzioni». Ma quali? «Bisogna studiarle caso per caso, campo per campo - sottolinea Folin -. Di certo non si risolve un problema come questo con un'ordinanza uguale per tutti. Serve, invece, una progettazione degli usi della città che tenga finalmente conto dei giovani. Ci possono essere soluzioni urbanistiche, architettoniche, di compromessi necessari con i residenti». Il rettore cita le «trappole sonore», immagina contributi per i privati che ristrutturino la casa, ricorda la possibilità di utilizzare spazi come l'ex area Italgas o l'ex caserma Manin... «Sarebbero molte le cose che l'amministrazione potrebbe studiare - conclude -, ma qui non si vede segno». Roberta Brunetti

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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