16.1.07

!Que viva Gallo!

TODO CHUECHO:

Taccuino di viaggio, manifesto della filosofia monocroma dell’autore, questo lavoro di Danilo Gallo può essere considerato il suo “Tjiuana moods”; ma, a differenza di Mingus che, grazie al bagno rigeneratore nei vizi della città bordello, del luogo di iniziazione di ogni americano, risorgette galvanizzato e vitale e in grado di produrre un’opera ricca di nuova linfa, nel suo “Gallo and the roosters” il contrabbassista e compositore foggiano trova nel Messico conferma dei suoi umori, sostanzialmente tragici.

Una passerella circense di scheletri in sombrero, l’incombenza del fato e dell’inevitabilità della morte e poi nient’altro e però l’articolarsi della mestizia in varie sfaccettature, talvolta persino allegre, anche se a denti stretti.

Ma questo cd è anche il moltiplicarsi del suono del suo strumento; bassista di derivazione hadeniana, Gallo è innamorato dei suoni passivi del suo contrabbasso. Si sente un continuo schioccare come di frusta nelle tracce; la nota è indefinita e primeggia l’alone armonico delle corde. Un suono intestinale, color ciocco bruciato.

Gallo, dicevo, distende il suo timbro per un organico abbastanza insolito, che vede al clarinetto basso Achille Succi (ex della band di Vinicio Capossela), al trombone Gherhard Gschlossl, e il fido Zeno De Rossi (attuale batterista di Capossela) ai tamburi.

Come si può intuire il timbro generale è scuro, tendente al cupo anche se con lampi; e già l’intro del brano “Kabu-l“, che apre l selezione, imposta il piano di guerra, con il trombone di Gschloss duettare con l’archetto rognoso del leader. Dopo alcuni secondi il gruppo si compatta e su un beat binario, il brano prosegue tra gli schiaffi dei piatti di De Rossi e il legnoso stridere del clarinetto di Succi. Forma chiara e semplice che si perde e si ritrova per la strada. In fondo siamo in viaggio in una terra sconosciuta e dalle molte incertezze.

“Piece froide n.1” (Erik Satie) sono l’alibi per abbozzare un ritratto in stile figurativo dello stesso autore alla scoperta delle terre nuove. Primi incerti, timidi passi. Passione per un artista come affinità. Come a dire: “In realtà l’ho scritto io!”.

La rumba “El Gallo Sanchez” è un tenero racconto delle vie messicane; una dolce festa sta terminando e la gente raccatta le ultime briciole di piacere.

Appare il primo ospite del disco, l’infida chitarra di Enrico Terragnoli, storta di Mexcal Oaxaca tra i tardivi petardi del batterista.

“Lullaby of the rattlesnakes” incede greve e malcerta in terreni pericolosi e sconosciuti, con il Rhodes di Giorgio Pacorig,sinistro organetto da horror serie z, fino ad incontrare il 9/8 e il sax di Daniele D’ Agaro.

“Mysticisme nuclèaire” vede un summit di ance: tre sax contralto, Nicola Fazzini, Achille Succi e il lacerante grido dolphiano del promettente Piero Bittolo Bon. Siamo in un armageddon scandito dai tamburini militari di De Rossi e U:T: Gandi. Per chi scrive il brano piu’ bello della raccolta, tutto chiuso nella sua inesorabilità senza soluzione.

Tom Waits, uno dei musicisti preferiti da Danilo Gallo, viene omaggiato nella cover della sua tenera “Alice”, rivisitata come fosse un’elegia funebre e aperta da Terragnoli e con il growl del trombone di Gschloss a mimare la voce del crooner pstmoderno.

Il contrabbasso apre la rivisitazione del secondo dei “Pieces froides” di Satie; dopo la circospezione del leader la cover si trasforma in una chase di fiati sopra un malsano twist dispari.

“Bugsy Siegel”, racconto delle gesta del mafioso ebreo fatto fuori da Lucky Luciano sarebbe un bel tema, tra i migliori scritti da Gallo: dico sarebbe perché questo arrangiamento, sebbene ottimamente eseguito, sa troppo di “Masada”.

Un'altra nazione, un altro clima: “Udine”. Il mesto ritorno a casa (in provincia di Udine, a Cavalicco, si trovano gli studi dove è stato registrato questo cd); l’autore tira le somme dei fasti messicani per riscoprire che alla fine, dei falò rimane solo la cenere. L’andamento è quello del blues, inevitabilmente fino ad una improvvisa cantabilità di stampo ellingtoniano. Tracce di allegria, trattenute, quasi vincenti al rush finale.

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