12.1.07

il mio nome è nessuno...

STAVO schiacciando Narayana sulla parete del muro a fianco del suo letto, non accortomi di quanto stesse scomoda, creatura, e tutto per vedere sul pc il biopic di uno dei miei attori prediletti; Peter Sellers. Avevo trascurato "Tu chiamami Peter" (The life and death of Peter Sellers, 2004) perchè non amo i biopic. I biopic hanno una scadenza troppo vincolante: il calendario di una vita umana, che già a descriverla è impossibile poichè nessuno ne sa niente, soprattutto il diretto interessato. A che pro allora aver realizzato Quarto Potere? Il caleidoscopico monumento di Welles è uno dei pochi film su una vita che riesce a portarci attraverso le sue mille sfaccettature e il gioco di specchi al mistero di una vita. L'escamotage Rosabella, che pare puerile, è appunto la forma della parola segreta che ognuno si porta nella tomba. I realizzatori di biopic seri dovrebbero accettare i limiti di questo sottogenere perverso; o altrimenti realizzare spassi come la biografia di Schubert con Al Bano o le "false" biografie di Ken Russell. Invece da parte di chi narra e da parte del pubblico voyeur e credulone la biografia filmata è attesa, agognata; siamo certi che la tela immortalata ci restituirà la soluzione all'enigma o perlomeno ci farà godere un po' rimaterializzando idoli defunti. (Spettatori di bocca oltremodo buona). E in quanto a rimaterializzazione Geoffrey Rush ci dà un saggio da manuale: il suo Peter Sellers è mimetico fino all'ossessione. Rush ha fatto quello che a Sellers non è mai riuscito; travestirsi da Peter Sellers. Ed è davvero bravissimo. Ma questa bravura pare inutile in un film dove gli altri sosia sembrano manichini (John Litghow come Blake Edwards, Charlize Theron come Britt Ekland, Sonia Aquino nell'ardua impresa di somigliare all'irripetibile Sofia nazionale, e comunque Sonia Aquino è una bellissima donna); manichini che vengono calati in scena ome magiche apparizioni, rivelandosi posticci. Rush invece impressiona: vestito da Stranamore mi ha fatto balzare dalla sedia. Anche nei panni dell'immondo personaggio del torero Bobo ("Il magnifico Bobo", forse il punto piu' basso della carriera di Sellers) c'è da restare allibiti. Peccato che Rush sia spesso in occhiali poichè il trucco ha realizzato gli stessi occhi di Sellers, la carta d'identità di ogni uomo. . Non che Hopkins non tenti di svincolarsi dal tran tran biografico, inseredo curiose e azzeccate incursioni di Sellers/Rush, travestito come i personaggi fondamentali della sua vita (prima il padre, poi la madre etc..) a cui continua a dar vita e a dire le parole capitali; come a dire del vano/non vano tentativo di un attore di dare vita a ciò che è morto. Si potrebbe vedere come una riflessione sul biopic in toto ma non voglio iperanalizzare....ma ciò non compensa il ritratto del sellers privato, dove le scene madri sono sintesi visive delle sue isterie, paranoie, edipo, droghe e infarti etc. Partiamo con gli esordi radiofonici per passare ai trionfi cinematografici, gli amori folli per Sofia Loren, il rapporto con la madre (edipo, era ovvio) e con la moglie che, anche dopo il divorzio avrà a che fare con questo bambino-adulto. Ripercorriamo la carriera dagli esordi radiofonici per passare ai trionfi in patria con le commedie "statali" tipo quelle di Mario Zampi, al rapporto con Kubrick, che credo considerasse Sellers un oggetto pronto per ogni evenienza, per giungere alla "Pantera rosa", forse l'unico capitolo cinematografico della sua carriera che lo ha fatto amare dagli italiani (che generalmente lo odiano). Purtroppo, a parte un richiamo "scatologico", del suo capolavoro ,"Hollywood party", questo film così profondo dietro le vesti di commedia, si tace. forse non c'era alcunchè di rilevantemente scandalistico su cui filmare. In compenso, alla metà del filn abbiamo la presenza di "Being there-Oltre il giardino", sia che si tratti del volume in mano al suo fattucchiero (Stephen Fry) sia che lo realizzi, il progetto tanto agognato da Sellers è sempre sottotraccia. Chance il giardiniere...un vuoto che travolge le altre vite; e Sellers soffriva di non avere una sua personalità. E desiderava spogliarsi di tutti i suoi travestimenti... .......................................................................................................................................................................... Certe volte mi verrebbe da promuovere una petizione per abolire il biopic ma anch'io ci casco sempre; anch'io voglio che La Morte Al Lavoro rimetta in vitta i morti...ma come sembrano misere le loro vite al cinema... p.s.: a proposito! era piu' bravo Peter Sellers o Alec Guinness?

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