16.11.06

Verona torrida

Pragmatico e "americano", apparentemente normale e già sentito nel suo suono caldo, simile talvolta a certi album tardo anni settanta della Galaxy, coi suoni caldi e lustri, la seconda opera del trio Sultry, capitanato da Zeno De Rossi, conferma in verità la ventata coraggiosa e fresca proposta dall'etichetta indipendente "El Gallo Rojo". Assieme al batterista veronese abbiamo Stefano Senni al contrabbasso (il "fido" Senni, compagno di giochi di De Rossi, frequente tanto quanto Danilo Gallo) e Chris Speed, sul quale poco c'è da dire se non che si tratta di uno dei musicisti americani piu' grandi dei nostri giorni, dalla scrittura equilibrata e personale, apparentemente placida e in realtà profonda e acuta, "zen". Affiancano il trio l'acido e parco tastierismo di Anthony Coleman (rovistatore di modernariati hammond di seconda classe) e la chitarra di Enrico Terragnoli che, nel suo strumento appare in Italia,splendidamente unico e solo. In effetti "Plunge" sembra non aggiungere niente di nuovo nelle carriere di questi artisti; è però il viraggio delle composizioni che denota una ribalda ostentazione di sicurezza e chiarezza di idee, vagheggiando tra assolate pianure tex mex e città in congestione di tubi di scappamento, il cui smog regala beffardi tramonti iridati. Registrato al Good and Evil,tra Brooklyn e New York con aggiunte agli Artesuono di Stefano Amerio a Cavalicco (UD), a casa di Terragnoli e di De Rossi, "Plunge" vanta una ricca varietà, sempre torrida, di paesaggi sonori. Si inizia con Plunge (Speed), un quasi-boogaloo spiccio e "di serie" come in certi di blue note tardo 60, seguito da una apertura molto vicina a languori coltraniani in stile Crescent che introducono una rhumba ebraica(Tina, di De Rossi) dove Coleman rileva i preset di vecchi organetti da giostra."The Daniel Quinn theme" è quello che si potrebbe definire un tema pretesto per suonare fast, inficiato dalla chitarra rovente di Terragnoli; lo swing si inceppa all'inizio delle improvvisazioni in un collettivo free finchè l'afono suono del tenore di Speed riprende le redini. Il gusto del dimenticato, del marginale anche di nomi noti, porta De Rossi & c. a cercare e trovare brani come "Audio Bongo" di Monty Norman (dal primo Bond) e "Fuyiama" di Dave Brubeck, dove il clarinetto di Speed col suo suono tubolare ricorda, personalmente, John La Porta o Hal McKusick, così come in "Zakaz" del batterista, inseguito dall scintillante Rhodes di Coleman. Il bajon saltellante di Speed, "Freezy", stempera il sax rauco su un breve solo di De Rossi. Petunia potrebbe essere un twist ballato da qualche tettona Meyeriana in un localaccio di Tijuana, con alcune Corona di troppo e qualche macchinone che alza polvere dello sterrato adiacente.
"Singer" è una cerimonia yiddish che fa seguire ad un introduzione per Hammond e clarinetto un'inerpicata Sabbathiana/Morriconiana, un lento showdown di uomini solitari, volti leoniani incrostati di tempo.
Stefano Senni scrive "Ida y vuelta", episodio piu' tex mex del cd, a tema antifonale e improvvisazione collettiva."Abracadabra" e' un fast zigzagante disneyano che incornicia le voci di Frank Sinatra e Kim Novak, tratte dal film "L'uomo dal braccio d'oro".
Con "Christo Redentor" di Duke Pearson (tratte dal repertorio "sacro" dei blue note di Donald Byrd, il brano stesso raggiunge una dimensione ascensionale puramente rock, col tenore diSpeed come lead Stratocaster.
E' solo il tema, spento dal fade out che fa immaginare che potrebbe protrarsi all'infinito. Classica conclusione degna di certi album rock concept.
Concludendo, "Plunge" è un album molto certo di sè, sfrontatamente moderno e agro e molto sprovincializzato, assolutamente americano nelle sue qualità senza apparire un'operazione di riporto.
ZENO DE ROSSI SULTRY; "PLUNGE" (El gallo rojo records, 2005)

1 commento:

danilo gallo ha detto...

anche qui siamo ad alti livelli!