13.10.06
per marco
In una di queste belle mattine che questo ottobre ci sta regalando Marco Paties è morto.
Non è scomparso, non se ne è andato. E' morto. Basta.
Il tumore che lo divorava ha compiuto la sua opera e a 42 anni siamo stati privati del calore della sua persona.
Conoscevo di vista Marco da tantissimo ma solo quest'anno ero diventato amico: Se c'è una cosa che personalmente mi irrita di questa morte è che non c'è stato il tempo di far crescere quella che stava diventando una bella amicizia.
Marco mi è stato subito simpatico; mi ricordava volti dei miei anni ottanta, persone che alla nostra età e avendo vissuto quei momenti storici, sono ancora un po' perse nella vita.
Un'immagine che ho tra tutte è Marco nella sua casetta così mestrina che cena con bistecchina di petto di pollo e insalata di pomodori. Faceva davvero tenerezza vederlo mangiare e non lo dico col senno di poi. Masticava piano piano, forse anche per via dei dolori alla schiena, che diventavano sempre piu' acuti. Questo e il numero sterminato di vasi di miele di varie qualità. Quel pomeriggio ci siamo visti Pink Floyd a Pompei; Marco era entusiasta di farmelo vedere. Io ho taciuto il fatto che trovo tutt'ora quel documento di una noia intollerabile perchè era troppo felice di mostrarmelo. E così, con scusabile ipocrisia da parte mia me lo sono sciroppato tutto. Attaccato è venuto un dvd di Arsenio Lupin d'annata e mi ha fatto tornare a tanti anni fa, quando da bambino, la domenica consideravo questo telefilm un momento imperdibile...
Al momento di adarsene Marco ci ha guardato triste; non voleva stare solo quei giorni. Ripensare a quella faccetta triste mi fa star male e sorridere allo stesso tempo.
Di Marco mi piaceva tutto, soprattutto le sue idiosincrasie, certe insofferenze, dovute probabilmente al fatto che le sue sofferenze passate lo avevano reso piu' consapevole del valore della vita.
La morte di Marco Paties è assurda. Che senso ha che sia morto e in un modo così terribile? Perchè è andata così?
La risposta che mi viene è che non c'è un senso in quello che gli è capitato. Tutti i mali che ha avuto nella sua vita e che però non avevano cancellato la voglia di vivere e di fare musica a che pro sono successi visto che la sua vita è una vita assurdamente interrotta?
Non voglio incazzarmi e fare polemiche di dubbio gusto rispetto alla sua scomparsa però...c'è di che andare su tutte le furie.
Mi consola sapere che il calore che riverberava dalla sua persona sarà sempre dentro di noi e ci unirà nel triste suo funerale ma anche nel resto delle nostre vite. Sì, saremo amici anche perchè tra noi c'è stato un Marco Paties di mezzo.
Che avrei voluto conoscere di più e a cui già volevo un mare di bene...
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4 commenti:
Hai ragione...
Lui se ne va e tutti quelli che rimangono sentiranno la sua mancanza, anche fra 10 anni, anche fra 20 anni. Lui ci sarà sempre.
Carissimo... ti regalo un momento di felicità estrema. Per ricordare una persona che ha riscaldato, con i suoi modi, un cuore arido..
Qualcuno di voi si ricorderà quanto ho rotto le palle con Mario (ma si chiamava Mario?). Ma porca miseria sto Mario, che personaggio! L'avevo conosciuto a capodanno, quando, tra un branca e una foglia di menta, avevamo passato un'ora a scambiarci baci di auguri. Era come se uno tirasse l'altro e nessuno voleva scansarsi da li, con Alberto dietro al bancone che ci faceva cenno di andare a casa. Dunque "io vado a casa e tu cosa fai?" la risposta secca e precisa "anch'io vado a casa. Io a mestre e tu?". I fumi dell'alcol erano ormai arrivari alle orecchie "piacere comunque, io sono Marco" e la ragazza con la menta "ok, piacere Mario, io sono la Patty" e dopo l'ennesimo bacio "ah si? come Patty Smith? io Marco" e la menta ormai era diventato un altro branca "bel nome Mario!". Era scoppiato a ridere dicendo "Mario? e chi è?". Ed ognuno se ne andò, dopo due ore, per la sua strada, dopo che qualcun'altro aveva aspettato invano di essere seguito, ma non mi potevo staccare da Mario. Ma cazzo Patty "ti xe sempre compagna! ma no ti podevi portarteo casa?" .. ma che ne so: non ero mica tanto lucida.
Ilaria sa bene per quanto tempo ho stressato l'animo a tutti chiedendo di Mario "musicista, secco secco, castano, occhi chiari belli, lo conosci?" Dio santo ma è possibile che non lo conoscesse nessuno? Durante l'inverno lo vidi solo una volta in vaporetto di sfuggita, io stavo andando a prendere il treno, lui era salito a Rialto, s'era seduto, ascoltava un cd, guardava lontano, lungo le sponde del Canal Grande, era quieto. Che gli avrei potuto dire, chissà se si ricorda. Mah. Ma che figo che è Mario.
La storia prende una piega diversa in estate. Max manda il suo solito messaggio per una festa ai biliardi. Miseria è da capodanno che non vado, o forse era carnavale. Beh si potrebbe andare. Max mi descrive le nuove vette delle performance artistiche notturne, qualcun'altro ci prova, come al solito. Manda un dvd, con una miscela di musica rock dei buoni tempi. Suona il campanello qualcuno: é Mario! Ed è sempre figo, Dio santo. Ha un paio di pantaloni scuri, una camicia sul viola, io ho di nuovo un branca in mano, sorride a tratti, scherza con qualcuno, lo sguardo scuro. Che faccio? vado? Ma è possibile che a trent'anni una deve comportarsi così? Dai vai ... vai!
- "Ciao Mario, come stai?"
- "Scusa, Mario? ci conosciamo?"
- "Eh si, circa. A capodanno, abbiamo avuto un meeting proprio qua"
Ride con finto imbarazzo - Veramente? e cosa è successo?
Quasi svilita - Ognuno è andato a casa propria...
- "Ah ecco. Beh scusa, sono stato proprio stupido".
E la storia ricomincia da dove era stata fermata a capodanno. E sono di nuovo baci uno dietro l'altro. Ci si ritrova nuovamente al punto di prima, con Alberto che ci guarda e probabilmente pensa "ma no gavì na casa?".
Stavolta però sono più lucida, e sono proprio entusasiasta, sto Mario è proprio affascinante!
- "Ah comunque io mi chiamo Marco". Ah ecco.
- "Senti e che fai adesso?"
- "Beh devo andare in piazzale Roma, vado a casa che domani devo andare a mangiare dai miei"
- "Ah ok" e no un'altra volta! "beh potresti fermarti a dormire qua e poi domani con calma per pranzo ti alzi e vai dai tuoi, no?"
- "Ben ma vado dai miei a cena. Comunque no vado a casa" Pure testardo... ma tutti a me?
- "No senti, veramente, vieni a casa mia e ti rilassi un pò" e che cazzo ma è possibile che mi dici di no?
- "Ma hai visto cos'ho?" riferendosi alla fascia alla schiena "vengo in compagnia del dottor Gibaud!"
- "Beh non t'ho mica detto che devi venire a casa mia a fare le acrobazie! Guarda, facciamo così: ho le doghe in legno, belle solide, ti piazzi la e stai tranquillo, ok?"
- "Va ben dai. Patty ti ga pagà?"
- "No" E Alberto "Fa lo stesso, offro io, notte, n'de casa! (finalmente)"
Prendiamo tutti il vaporetto. Federica, con cui avevamo ballato, lascivi e fluttuanti in preda ai giochi notturni, non si regge in piedi. Ci dice un buonanotte con un occhio chiuso ed uno aperto, con gli occhiali da sole già in mano. Scendiamo a fondamente nove. Ci facciamo tutta la strada a pieni fino quasi a Santa Giustina, dove abito. Si chiacchiera del più e del meno, c'è un sole forte, mi chiede dell'università, e che bella idea di mettere Super Vixens in dvd ai biliardi. L'hai mai visto tutto? Bisogna vederlo! Arriviamo, ventilatore puntato addosso, chiusi in casa fino alle quattro del pomeriggio. Scherziamo ascoltiamo quaranta volte "I talk to the wind" dei King Crimson, passiamo a Edit Piaf. Non, rien de rien, Non, je ne regrette rien, Ni le bien qu'on m'a fait, ni le mal Tout ça m'est bien égal. Parliamo del suo amico Dominique, delle mostre d'arte, del caffè, di Venezia, dei genitori, dei figli, degli amici, di quanto fa cacare la biennale, di quanto è bello il Guggenheim, di Max e Alvise e i biliardi, di Russ Meyer e Miss Murple, ho fatto una mostra di foto, ti faccio una foto, e tu sei una donna di Renoir. Quanto è figo Marco! Finalmente ci alziamo, sono le quattro del pomeriggio. Beh potremmo andare a vedere la biennale teatro, oppure ho una amica al lido che mi aspetta, potremmo andare la, al mare finalmente, oppure a vedere Vedova alla galleria in Campo San Maurizio. Ti va di venire? Si, Marco, mi va, facciamo tutto quello che vuoi. E' il 23 luglio e andiamo a vedere "la disfida dei Carlo". Finiamo la sera in erbaria a bere un rosso al Bancogiro. "Potremmo sentirci se ti va, mi dai il tuo numero di telefono?" e poi invece quando ci salutiamo alla solita maniera, sotto il ponte di rialto, ce ne dimentichiamo. Deve correre dai suoi che l'aspettano per cena. E deve passare da qualche parte a lasciare il certificato di malattia. Non sta mica tanto bene, ha un dolore forte alla schiena, forse uno strappetto. E di nuovo, che furba, come lo rivedo, dove lo rivedo, quando ti rivedo? porca miseria Marco... Ma che fascino ha quest'uomo? Dopo poco tempo, una settimana, vado dall'amico al banchetto a Rialto con la scusa di portargli uno scatto fatto con Marco. Dopo ore l'amico, mica scemo, ci prova, forse credendo che sia andata la per lui, dopo un'altra ora ci capiamo, e mi dà il numero di Marco.. "Ma io pensavo ce l'avessi già, sembravate intimi" Non sta bene, "gli farà piacere sentirti".
E si, gli fa piacere. E si parte per Mestre, e telefonare, e dialoghi a rate, quaranta messaggi, mi dai il numero della terapista che ti fa i massaggi? magari funziona, e magari ci vediamo quando sto bene, mi scarichi un film di Miss Murple? ma quello anni '60, gli ultimi fanno cacare. E che begl'occhi che hai! Li hai sempre avuti? Patty mi dai un bacino? Tutto quello che vuoi Marco.... Però tuo padre, che uomo meraviglioso, sei fortunato: "eh si è!".
Certo che in questa vita del cazzo a volte hai la fortuna, seppur per poco, di incontrare dei gioielli..
E poi, va bene così: come dice Vittoria, appuntamento a Las Vegas.. qualcuno ci aspetta.
Marco è mancato. Marco manca giornalmente. Mercoledì sera eravamo la con lui, a sventolarlo, come un pashà, ha riso e poi si è addormentato, la sera prima mi aveva telefonato "Patty ma sei arrabbiata?". Ma come faccio ad arrabbiarmi con te? Che tipo che sei.
Ci vediamo tra un mese, per un abbraccio mucicale collettivo. Vostra Pat
p.s.: sembra che Marco faccia un salto al Vapore quella sera
allora ci sarò!
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